Stato

29.2 – La mia vita in una scatola di cartone

Mi impongo di essere ottimista, di confidare nel meglio, agire per esso e – come sempre – tenermi una scialuppa di salvataggio nel caso succedesse il peggio. Quindi nonostante le notizie incerte e due persone a cui tengo in ospedale, per motivi vari, oggi, penso agli scatoloni del trasloco.

Nella mia avventura bolognese, gli scatoloni sono diventati ormai una routine quasi rassicurante. Ho fatto scatoloni a febbraio del 2011, li ho rifatti a aprile del 2012, ancora ne ho fatti a dicembre del 2012 e a giugno del 2014. E li rifaccio ora. Stranamente, gli scatoloni li faccio sempre da sola, anche se questa volta, almeno, c’è una ragione fondata.

Così con aria furtiva mi sono presentata al supermarket davanti a casa (dove peraltro non mi vedono mai) e ne sono uscita con cinque scatoloni stropicciati di varia natura: scatoloni dei tetrapack del latte, scatoloni delle bottiglie di vino bianco, scatoloni azzurri delle uova… uscendo dal supermarket, con gli scatoloni colorati in mano, ammetto, mi sentivo un po’ un barbone di altri tempi.

Comincio sempre dai libri. Amo i libri e me li porto dietro di casa in casa come una rassicurante coperta di Linus, una coperta di parole, del peso approssimativo di un quintale. Ho libri che sono ancora negli scatoloni dell’ultimo trasloco, non li ho disimballati, ma sono lì e mi guardano benigni da dentro il cartone ondulato. Ne sento lo sguardo e so che comunque ci sono, vicini ai miei occhi anche se non visibili. Ho libri in cantina, nelle cantine di due case diverse. Ho libri nelle dependance estive familiari, sparsi sul territorio di una nazione, e libri in valigie e zaini che attendono ancora di essere disfatti.

Ci sarà il momento dei vestiti, con le sue problematiche insolubili. Ha senso, fare qui, ora, il cambio degli armadi, o è meglio tener duro in abiti estivi fino a fine dicembre? (Svegliarsi stamane con un caldo 7° sembra puntare verso una certa soluzione) e quei vestiti che mi stanno ormai un po’ più che larghi, me li porterò dietro? E quale montgomery abbandonare su questo terreno straniero?

Poi, poi verrà il tempo del resto: vestiti, ornamenti, elettrodomestici, stoviglie e altri ammennicoli vari, e per ognuno di essi, lancerò una monetina per decidere cosa portarmi dietro e cosa lasciare indietro. Ho deciso di lasciare al caso la scelta, magari saprà crearmi, associando gli oggetti a caso, ricordi migliori di quelli che mi porterei dietro scientemente.

E poi ci sono i luoghi e gli amici di questi ultimi otto mesi che non posso inscatolare e portar via con me, e di quelli prenderò una foto, in bianco e nero, da portarmi via al loro posto.

Why am I the one always packing all my stuff
I think I kinda like it but I might of had too much

I’ll move back down to this western town
When they find me out make no mistake about it

(Fun – Why am I the one)

2 pensieri su “29.2 – La mia vita in una scatola di cartone

  1. Il mio trasloco è stato più rapido ma non per questo meno doloroso…ho portato via solo i vestiti,alcuni li ho messi nel cassonetto della Caritas,ci potevo entrare due volte ormai…le scarpe le ho in un borsone,fuori ho ancora quelle estive..sono quattro mesi ormai che ho traslocato e ancora devo andare a prendermi il mio Mongomery.
    Bello,blu con bavero alto da marinaio..
    Questa sera,con un amico,ho portato su un divano di secondamano,grande è pesantissimo,su per sei piani..
    Si riparte…si deve decisamente ripartire

  2. woo ha detto:

    Anche tu ami i montgomery, io ne ho uno bello, grigio scuro. E’ quello che porterò con me.
    Ho portato oggi un bel saccone di abiti al cassonetto della Caritas ma delle scarpe devo ancora fare il censimento.

    E si. si riparte, se non si vuole rimanere incastrati nel limbo di quelli che si sono giocati una vita e non hanno più il coraggio o la forza per costruirsene un’altra. Quindi… ‘bon courage’

Lascia un commento